Terni,
gennaio 2003: l'altro "Moto Trip".
Quest'anno avevo deciso di andare a provare una motocavalcata, quei
raduni per fuoristradisti che non somigliano agli analoghi raduni per
stradisti, in quanto più che ad una passeggiata somigliano ad un
Camel Trophy.
Bene, quale occasione migliore del Moto Trip di Terni?
Purtroppo, mi riduco a sostituire i pneumatici del DR-Z400
semi-stradali con quelli
da cross all'ultimo minuto, ovvero alle ore 22 del sabato. Avete
presente cosa significa sostituire i pneumatici delle ruote di una moto
da enduro? Un combattimento di sumo è senz'altro meno faticoso.
Oltretutto, non si è mai sicuri veramente di non fare qualche
pasticcio, ovvero pizzicare qualche camera d'aria....cosa che avviene
puntualmente.
Reprimo l'impulso di dire parolacce, tanto è inutile. E' l'una e
me ne vado a dormire, oltretutto non ho neanche le toppe adatte per la
riparazione.
Il mattino mi alzo con calma. Attacco il carrello e vado a recuperare
la Vespa PX150E alla stazione ferroviaria, dove era rimasta per il
fatto che ero tornato da Roma con mezzi diversi dal treno, il giorno
prima.
Mentre la portavo a casa ho pensato:
<< Pero', quasi quasi.....perché no? Oltretutto è
già sul carrello. Mi faccio qualche chilometro, giusto per
vedere dove si parte, poi ci torno con tutta calma, con la moto. Tanto,
partendo per ultimo, non ci sara' piu' nessuno e, se proprio non ce la
farò a proseguire, potrò sempre tornare indietro.Ora
faccio una telefonata e....via! >>
Detto, fatto. Caricata al volo la roba, la benzina ecc., dopo un quarto
d'ora partivo alla volta di Terni.
Sono arrivato (ore 11:00) che gli organizzatori avevano smontato quasi
tutto, e poco dopo ho sentito il rombo della partenza, da lontano. Mi
sono intrufolato in mezzo agli immancabili ritardatari ed ho trovato il
letto del fiume che fungeva da partenza.
I ritardatari mi hanno,
ovviamente, distanziato subito, visto che in mezzo a tutti quei sassi
non era proprio uno scherzo, con uno scooter.
Tuttavia, alcune
sorpresine erano in vista. Dopo circa 3 o 4 Km di letto del fiume
alternato a saliscendi, arrivo ad una salita. Non faccio in tempo a
percorrerne 100 m che trovo un gruppo di motociclisti, fermi.
Come mi vedono si animano e mi guardano come si guarda un
extraterrestre appena
sceso da un disco volante. Foto, battute ecc. Fra loro c'è anche
Patrizio Threeple, e sul momento non posso certamente immaginare la
quantità di giri fuoristrada che ci faremo insieme a partire da
poco tempo dopo (con le moto, però). L'immagine di Patrizio che
mi dice "...ed io che speso un sacco di soldi! (indicando la XR650
nuova fiammante)" ce l'ho stampata in testa.
Mi dicono che sono fermi perché, più su, ci sono code. Io
non mi do' per vinto e
parto deciso. La salita diventa piuttosto ripida ed il fondo è
scivoloso, ma non fangoso. Con la mia Vespa non temo più di
tanto: sono piuttosto abituato ad affrontare percorsi al limite di
aderenza, e so che con questo veicolo ci si può permettere il
lusso di fermarsi e ripartire senza pericolo, quando con le moto
c'è il serio rischio di "mettersele per cappello".
Un altro
vantaggio dello scooter Piaggio è la possibilità di
scaricare anche da fermo il massimo del carico sulla ruota posteriore,
avendo a disposizione una trazione da sogno. E difatti la trazione
c'è, nonostante la ruota posteriore talmente liscia da essere
praticamente "slick" (era una ruota di scorta, che non ho avuto il
tempo di sostituire).
Con la prima ingranata e il gas spalancato supero
non meno di 30 moto che arrancavano in qualche modo. E' ovvio che
si trattava di una salita che un endurista esperto percorreva ad occhi
chiusi, ma che poteva dare problemi a persone non troppo allenate,
anche perché la strada era in parte occupata dagli altri
partecipanti e distrutta da canali molto profondi. In pratica, andava
affrontata a tutta velocità, un minimo rallentamento poteva
portare a cadute rovinose.
Non dimenticherò mai le facce di quelli che si vedevano arrivare
un "Vespone" mai visto né conosciuto, a tutta birra, mentre loro
spingevano. Grida, urla, gesti di incitamento, chi diceva "Sei un
mito!", addirittura un ragazzo si è buttato per terra
dimenandosi con mani e braccia. Lì per lì non capivo
neanche se ce l'avevano con me, ma poi ho capito che sì,
potevano avercela soltanto con me, non c'era proprio dubbio. In cima
alla salita, un attimo di pausa e poi di nuovo via, giù per una
discesa fangosa.
E' chiaro che in discesa il vantaggio della Vespa era
nullo, oltretutto ora c'era un fango insistente, che non si addiceva
per il Dunlop stradale anteriore, quindi marciavo a bassa
velocità, con molta prudenza, e nonostante questo non erano
molte le moto che mi raggiungevano.
In un punto un po' critico, una
discesa dove c'era pure un canalone profondo quasi un metro, sono
caduto. Però cadere dalla Vespa, a parte i danni al mezzo, non
è come cadere dalla moto: non ci si fa quasi niente, specie se
perfettamente equipaggiati in quanto a protezioni, perchè le
gambe
difficilmente rimangono incastrate sotto al veicolo. I punti dove
veramente godevo erano i guadi: visto che non erano profondi e non
nascondevano insidie, potevo affrontarli in tutta tranquillità,
senza neanche bagnarmi, lanciando spruzzi da tutte le parti. Arrivando
in mezzo ai vari crocchi di motociclisti era immancabile essere fermati
dai più curiosi, che si accertavano della mia sanità
mentale o mi chiedevano come avevo superato i tratti più
terribili. Un signore ultracinquantenne, su una Ktm, ha concluso
filosoficamente che:
"Eh, sì, se un qualcosa ha due ruote ed un manubrio, ci si
puó andare dove si vuole! Basta che ruzzoli in qualche modo."
Rinfrancato da questa
cristallina visione, superavo di slancio un altro punto dove le moto si
bloccavano a causa del fondo sdrucciolevole. In un punto c'era una
dicesa in cui i pietroni che ingombravano la strada erano così
grandi che l'unico modo per passare era sollevare la Vespa di peso:
meno male che pesa poco. Finita la brutta discesa, mi si affianca un
motociclista che, avendo evidentemente superato con difficoltà
lo stesso tratto, mi chiede:
"Hei, scusa, ma tu co' o' vespone sei venuto giù di qui?"
"Beh, si....."
"Complimenti: sei un grande!" disse in tono serio, nel mentre che mi
stringeva la mano.
Se ne è andato senza aggiungere nient'altro.
Dopo una ventina di
km, il pneumatico posteriore (ormai sulle tele, anzi, sulla camera)
decide di sospendere la sua funzione, esplodendo con un bel botto.
Non mi resta che sostituire la ruota (ah, che bella la Vespa!). Notare
che, anche volendo cambiare la camera d'aria, l'operazione è
resa oltremodo facile dal cerchio divisibile.
Tuttavia, questa ruota di scorta non è un bijoux, la camera l'ho
riparata precedentemente con una
toppa un po' piccola, perciò non mi fido tanto. Meglio uscire
alla prima strada e tornare a Terni. Ho percorso almeno 50 km del
percorso del Moto Trip su 110 totali: non è molto ma ho notato
che anche altri motociclisti non hanno percorso poi tanto di
più.
Sono ormai le 14 passate, ho trascorso circa 3 ore su
queste mulattiere. Poi mi hanno spiegato che ero quasi arrivato al
punto di ristoro. Il resto del giro era
molto più turistico, e non poneva difficoltà eccessive.