Casale
Monferrato, 28 marzo 2003.
Era un po' di tempo che aspettavo l'occasione propizia per riprovare ad
affrontare una motocavalcata con la Vespa. Di quelle poche a cui ho
partecipato, in effetti, mi è rimasto un buon ricordo soltanto
dell'unica a cui, quasi per sbaglio, mi ero presentato con il simpatico
scooter Piaggio. Nelle altre ero col DR-Z 400, che comunque è
un'ottima moto, per carità, ma in percorsi angusti e con fondi
molto sdrucciolevoli ed in pendenza il divertimento che può
garantire la Vespa supera qualunque immaginazione. Con la moto, al
contrario, quei percorsi mi rimanevano impressi per le cadute e per le
relative dure "risalite" in sella. Quale migliore occasione della
Motocavalcata del Monferrato, con uno stupendo percorso prevalentemente
in mezzo ai boschi, non troppo difficile ma neanche noioso, per tornare
a spremere al massimo l'inseparabile compagna di tante avventure?
Prendo la decisione: vado. Occorre preparare degnamente il veicolo, non
posso mica permettermi di arrivare lì e fermarmi per una
marmitta che si stacca su di un sasso, e che diamine! Il punto debole
della Vespa è lì, si sa; togliendo la marmitta, la luce a
terra disponibile diventa elevata, abbastanza elevata da non toccare
mai. A meno che non si entri in una pietraia, ché allora sono
dolori. Ma a Casale di pietraie non se ne parla proprio.
Decido (con congruo anticipo) di realizzare una marmitta laterale
flessibile, ovvero una vecchia marmitta che ho segato e risaldato in
modo da collocarsi al posto della ruota di scorta del PX 150. Essendo
fissa, occorre un tubo flessibile che la colleghi allo scarico del
cilindro, che ho preso per pochi Euro da un negozio di articoli per
irrigazione (vengono usati in alcuni motori diesel). La lunghezza
totale è rimasta inalterata. Monto due pneumatici artigliati
"DURO" 3.50-10", ed il gioco è fatto. E chi mi ferma più!
L'unico dubbio è la collocazione della ruota di scorta, ma dopo
alcuni tentativi decido di togliere il bauletto portaoggetti e
posizionarla in verticale sul piano medio del veicolo, incastrata fra
il montante dello sterzo ed il sottosella. In questo modo funge anche
da appiglio per le ginocchia.
Mi presento la mattina del 30 Marzo in Piazza Castello, a Casale M., mi
preparo e mi avvio rapidamente alla zona della partenza. I motociclisti
sono piuttosto freddini, pensano (me l'hanno detto dopo) che io voglia
fare qualche km in loro compagnia, per poi ridurmi a più miti
consigli. Evidentemente non mi conoscono. Partiamo. Già dai
primi metri molti spettatori sorridono o gesticolano al passaggio
dell'insettone a due ruote.
Arriviamo alla pista da cross "Vialarda", vicino Casale. Bella pista,
molto larga e veloce, discesoni non troppo ripidi, il tutto con un
fondo un pochino "distrutto". Con le ruote da 10" non è proprio
una passeggiata, trovo comunque il modo di superare alcuni sprovveduti,
evidentemente un po' spaesati. Intanto le persone intorno alla pista
osservano incuriosite l'insolito veicolo che si avvia a completare il
giro. Ad un tratto comincia a perdere colpi: prima saltuariamente, poi
sempre di più. Alla fine si blocca del tutto, ed indovinate
dove? Sul traguardo, dopo il salto. Non faccio in tempo a scendere ed a
riprovare a partire che arriva un tipo da dietro ("Neo" del forum di
Soloenduro) che mi prende in pieno. E vai! Vuoi vedere che è
già finita? Sento un gran dolore, ma ormai sono un esperto
(ahime!) di queste cose, e so che le rotture fanno un altro tipo di
dolore. Concludo che non è niente di grave, posso continuare.
"Neo" è finito in una scarpata a lato dell'arrivo. Non si
è fatto nulla neanche lui, meglio così. Risale e riparte
subito con la sua Honda 250. Io cerco di capire perché
l'inarrestabile veicolo Piaggio si è fermato. Scopro che aveva
il rubinetto della benzina chiuso: a serbatoio pieno il PX percorre
parecchi km prima di dare problemi. Inoltre non avevo girato la chiave
nel blocchetto di accensione: siccome è guasto non dovrebbe
avere importanza, ma evidentemente ha deciso di tornare a funzionare,
dato che si riaccende soltanto quando giro la chiave. E vabbe', che ci
posso fare? E' andata così. Nota: ho perso il vetro del faro
anteriore nell'impatto, ma me ne accorgerò soltanto fra un bel
po'. All'uscita della pista un organizzatore controlla lo stato di
sanità mentale di questo strano personaggio in sella alla Vespa:
-"Lo sai che questo non è il veicolo ideale per questo tipo di
percorsi, vero?"-. Visto che mi dimostro molto sicuro di me, mi augura
di fare un buon giro.
Ci sono molte moto lungo il percorso, saranno circa 500. Come al solito
all'inizio c'è sia gente che corre parecchio, sia gitanti
spensierati, che vanno molto più piano. Il mio passo è
una via di mezzo, vado un po' più forte dei motociclisti senza
fretta o con veicoli pesanti e chiaramente meno di quelli con un minimo
di esperienza. Ovviamente al sopraggiungere di quest'ultimi mi faccio
da parte, mentre noto che gli altri, vedendomi arrivare, tendono a
fermarsi mostrando di voler aspettare qualcuno che è dietro
(!?). Il terreno è asciutto, ha piovuto un pochino il sabato, ma
non si nota. Le strade sono molto scorrevoli, senza particolari intoppi.
Dopo un piccolo guado, a venti km dalla partenza, comincia il
tormentone tipico di queste uscite in Vespa, quando i motociclisti che
ti incontrano capiscono che non stai lì per cambiare aria, ma
per arrivare fino in fondo, e dal piglio deciso della guida sospettano
che il tempo complessivo impiegato non sarà poi enorme. Mi fanno
fermare, guardano la strana marmitta, le ruote tassellate (mai viste
sul PX!). Poi si riparte, saluti da chi ti sorpassa (pugno agitato con
il pollice verso l'alto), e tifo calcistico dei piloti che assistono a
bordo percorso mentre si riposano. Cerco di rispondere ai saluti, ma
non è facile perché la bestiaccia si divincola, e cadere
in simili occasioni non è decoroso.
Ogni tanto ci sono i ghiaioni, atroci da affrontare in Vespa per via
della tendenza dell'avantreno ad andare da tutte le parti. In alcuni
casi mi scompongo, la Vespa va da una parte ed io cerco di tenermi con
i piedi, rallento poi riparto. I pezzi veramente da sballo sono le
salite ripide con curve molto strette, dove so bene che, con la moto,
non c'è molto spazio per girarsi e si rischia di piantarsi. E'
qui che la Vespa dice la sua, perché gira queste curve veramente
molto bene. Consente addirittura di affrontarle in appoggio, quando con
la moto questo non è sempre così facile ed immediato.
Arrivo, dopo un bel po', ai tratti "difficili", in alternativa a quelli
per i quad. In realtà questi tratti sono tutto sommato
abbordabili, niente a che vedere con Mulazzo e simili; soltanto ad un
guado, nel punto più basso del percorso, ho qualche problema a
risalire i ripidi bordi del letto del torrente, per via di un canale
formato dalle ruote delle moto che erano già passate da
lì. Un motociclista mi dà la classica spintarella, ed io
posso proseguire.
Ci sono anche alcune salite fangose, ma niente di spaventoso. Tuttavia
si trovano nel percorso standard, e quindi non mancano quelli che
spingono, quà e là. Per cortesia gli domando se hanno
bisogno d'aiuto, sperando che non la prendano come una burla (una
vespista che aiuta un motociclista ad uscire dal fango suona male...).
In effetti mi rispondono un po' sorpresi che è tutto a posto,
posso proseguire tranquillo.
Nelle vicinanze del primo distributore il preposto, anziché
indicarmi come proseguire per il giro, mi manda al punto di
rifornimento. Non devo fare benzina, e comunque c'è la solita
coda. Vedo gente che prosegue oltre, mi accodo. Poi scopro che andavano
ad un'altro distributore, e che la strada era dalla parte opposta.
Torno indietro. Quasi mi fermo a spiegare all'addetto
dell'organizzazione che la Vespa, i 130 km del percorso, li farebbe
tranquillamente con i suoi 7 litri di miscela, se non fosse che certi
personaggi ti fanno allungare il percorso inutilmente; poi decido di
lasciar perdere. A 95 km circa metto la riserva. Da ora ho due litri
soltanto, bastano ma meglio non rischiare. Ad un altro distributore
situato poco dopo mi fermo, metto qualche litro, mi riposo. Ora ho un
miscuglio di due oli nel serbatoio, ma chi se ne frega: al contrario
delle moto a 2T, tali lussi sono ammessi.
Riparto dopo qualche decina di minuti, e scopro che il riposo mi ha
fatto bene: sono più veloce, decisamente più veloce. Ora
in alcuni tratti del sottobosco riesco a non farmi raggiungere (dandoci
dentro come un matto, però), od anche a riprendere qualche
gruppetto davanti. Finché non mi vedono, è chiaro: allora
ce la mettono tutta, e sento come una voce dentro di loro che li
sprona: - "Raggiunto da una Vespa? Mai!" -. Beh, insomma, li capisco.
Ad un certo punto, nella foga crescente commetto un errore, l'unico: la
Vespa si gira di 180° e va per terra, io rimango in piedi in
qualche modo. Con la moto sarebbe stata l'ennesima caduta.
Dopo un po', rivedo Casale: il giro volge al termine. E' la prima
motocavalcata che riesco a finire, ed è curioso che sia stato
proprio con la Vespa. Ho impiegato circa 5 ore (di cui, grosso modo,
40' di soste) per percorrere i 130 km del percorso. Anche se sono
stanco, avrei voglia di fare ancora strada, e questo non mi era mai
capitato. Entro dentro al mercato e parcheggio. Durante e dopo il
pranzo ho modo di conoscere parecchie persone incontrate nel corso
della giornata, con le quali mi faccio quattro risate parlando della
Vespa, delle moto e di tutte le vicissitudini affrontate.
Faccio infine conoscienza con i membri del locale Vespa Club, presenti
con veicoli dall'aspetto un po' più sobrio del mio; hanno
effettuato il giro stradale. Incontro anche qualche rappresentante dei
"Polverosi". Mentre vado via dal mercato con questo intramontabile
mezzo a due ruote, ancora altri gruppetti di motociclisti mi fermano e
mi trattengono un pochino. A ripensarci, devo aver fatto un discreto
scalpore in questo ambiente, ormai da tempo abituato a veicoli
ultracompetitivi, alla manìa di possedere a tutti i costi
l'ultima novità, e via così. E pensare che, vent'anni fa,
c'era persino la categoria scooter nelle gare di enduro, e fare il
fuoristrada con la Vespa non doveva essere così strano; ricordo
addirittura un numero di "Motociclismo" che descriveva le gesta
compiute da due piloti spagnoli di Vespe (ultrapreparate) in una
importante gara svoltasi dalle loro parti.
Nel complesso, una giornata indimenticabile.
P.S.: un particolare ringraziamento ai gestori e frequentatori del
forum di "Soloenduro", che hanno manifestato interesse e
curiosità oltre il previsto per questa mia originale iniziativa,
senza risparmio di complimenti, ed anche al Vespa Club Monferrato, che
mi ha momentaneamente "adottato", oltre ad inviarmi dei simpatici
gadgets e le foto che vedete sopra. In quella in basso sono appunto
ritratto insieme ad alcuni dei componenti del Vespa Club.
McGyver (un po' acciaccato ma felice)