Siamo un gruppo di motociclisti che, volenti o meno,
hanno avuto a che fare con la Vespa nell'infanzia o giù di
lì. Roba tipo: vado a scuola con la Vespa, - Sì che sto
attento alle buche, mamma! Non vado forte mamma!-, e via così.
Poi sono venute le prime moto: potentissime,
fantastiche, ma sempre guaste. Era più il tempo trascorso a
ripararle che quello effettivamente impiegato per andarci sopra.
Tornava allora in ballo la solita Vespa: viaggi, fuoristrada,
addirittura sfide in fuoristrada fra di noi. Lei era sempre lì
accanto a noi, pronta a scarrozzarci.
Poi ci dimenticammo della Vespa, per qualche anno: con
il lavoro ed i soldi, potevamo permetterci di meglio. Ma quando, nel
2000, rimettemmo in piedi una Vespa (ora era un PX....) per le sfide
fuoristrada, al momento di provarla non credevamo ai nostri occhi:
nonostante fossero passati tanti anni da quei tempi ed avessimo
l'officina letteralmente piena di moto, la gioia che regalava una lunga
serie di curve, sgommate e controsterzi con la Vespa non era
paragonabile a nessuna esperienza motociclistica.
Vennero così dei nostri amici, nel 2002, ed
insieme organizzammo un'uscita in cava fra motociclisti di varie
estrazioni: è ciò che il Tango ed Alessandro hanno
raccolto in "Vespa Cava School", la web-page apparsa nel sito
"Poparacing", anni fa.
Arriva il 2003. Il nostro impegno in Vespa si fa
più serrato. Sono gli anni in cui esplode la mania dell'enduro,
le motocavalcate impazzano. A queste manifestazioni si presentano
allegri mattacchioni con moto di vent'anni fa e, purtroppo, anche
personaggi che scambiano una allegra rimpatriata per un campo di gara:
chi ha meno di un KTM 520 od una YAMAHA Wr 400 è guardato male,
è uno che fa il "tappo".
Vado al Moto Trip, a Terni: la gente rimane stravolta
dalla presenza di un PX 150 completamente di serie, con tanto di ruote
stradali, snocciolando alchimie impossibili per restare in piedi con 15
cm di fango scivoloso in molti punti del percorso, e saltando (a mano)
pietroni di 40 cm di altezza ed oltre. Percorro una sessantina di km in
tutto.
Poi viene la volta della Motocavalcata del Monferrato:
stavolta si fa sul serio, con pneumatici artigliati e ruota di scorta
in mezzo alle gambe, nonché marmitta laterale. I partenti mi
guardano di traverso: se uno su un Morini Camel fa il "tappo", uno su
una Vespa è visto come un palo piantato in mezzo alla strada, da
dribblare. Il "palo" però si muove, e si muove non poco
considerando che chiude il giro in 5 ore, mentre l'ultimo partecipante
arriva non prima di 6 o 7 ore dalla partenza. Alla fine, complimenti a
non finire da parte di tutti. C'è anche qualcuno incredulo di
fronte alla vicenda: evidentemente non si aspettava che un pacioso PX
potesse guadare fiumi, salire spallette viscide, nuotare nel fango
smosso e affrontare discese pietrose.
L'impresa, sebbene non fosse nulla di nuovo, ha comunque
lasciato il segno: ancora oggi la gente ricorda con affetto quelle
scorribande, ed ogni tanto si leggono nei forum dei post che
ripercorrono quelle gesta. Oltre a ciò, la Vespa è
tornata di moda in molte parti d'Italia sia per una questione di
moda, sia anche a causa della recessione, che
ha costretto molti a buttare via gli scooter automatici, perennemente
guasti già dopo pochi anni di vita. Con il
ritorno allo scooter più famoso del mondo si moltiplicano le
voci riguardo personaggi (diversi dal sottoscritto) che si lanciano in
motocavalcate impegnative alla guida di Vespe: l'ultima che ho sentito
parla di un tipo che si è fatto nientepocodimenoché la
Valli Bergamasche, una motocavalcata difficile da affrontare anche con
una buona moto.
Se tanto mi dà tanto, fra un po' assisteremo
forse anche a gare fra Vespe in fuoristrada, stile motocross.
Sarà come tornare a vent'anni fa, quando passavamo pomeriggi
interi a rincorrerci con vecchie Vespe degli anni sessanta, spendendo
duemila lire di benzina o giù di lì. Speriamo che anche
lo spirito sia lo stesso!
McGyver